È considerata la malattia del millenio. Continua a infettare milioni di persone ogni giorno. Anche tu, in questo momento, potresti contrarla senza accorgertene. Si trasmette verbalmente e colpisce tutti i nostri centri nervosi, bloccando ogni nostro muscolo e paralizzandoci!

No, non è un virus. È piuttosto una delle peggiori abitudini che molti atleti, allenatori, dirigenti e società che ho conosciuto negli anni praticano magistralmente: sto parlando della scusite ossia l’abilità di trovare delle scuse (o alibi) per non aver fatto qualcosa oppure per non aver ottenuto i risultati desiderati.

Nella classifica delle migliori scuse troviamo: “è colpa dell’allenatore perché…”, “è colpa del mio compagno di squadra perché…”, “è colpa dell’arbitro”, “è colpa del preparatore atletico perché…”, “è colpa della società perché non…”, “non si può giocare con un caldo/freddo del genere”, “i tifosi ce l’hanno con me e mi creano stress”, “la stampa mi attacca senza motivo e mi mette pressione”, “siamo stati sfortunati”… e la lista potrebbe continuare.

Ma gli atleti non sono gli unici. Dall’altra parte ci sono staff e società: “se fosse andato a letto prima…”, “è colpa sua che non si impegna come dovrebbe”, “si è montato la testa”, “è colpa sua perché non è motivato”, “non si comporta da atleta professionista”, “gli sponsor non ci hanno pagato”, “sei troppo buono con loro”…

Di fatto è sempre colpa di qualcun altro e ognuno tenta di giustificare la propria posizione (spesso non difendibile). Il vero problema è che in pochi si prendono le proprie responsabilità. Questo vale ovviamente in primo luogo per gli sport di squadra, ma ho visto anche atleti di sport individuali esercitarsi in questo “scusario” creativo.

Inciso: in questo articolo uso la metafora sportiva, ma è chiaro che il medesimo atteggiamento lo si può trovare in azienda oppure nella vita privata.

Sai quando nascono i veri problemi? Quando una persona la racconta (e se la racconta) così bene che inizia a crederci veramente!

Quindi come possiamo curarci da questa malattia che infetta lo sport e la vita di tanti?

L’antidoto alla cultura degli alibi

Se sei affetto momentaneamente dalla scusite l’antidoto è molto semplice: devi partire dal tuo atteggiamento mentale che, come ogni altra abilità, può (e deve) essere allenato!

“Ci sono quaranta milioni di ragioni per fallire, ma non una sola scusa” – Rudyard Kipling

Infatti la storia è piena di persone che realmente avevano delle eccellenti ragioni per fallire, eppure rifiutarono di darsi per vinte. Pensa a un balbuziente come Demostene che riuscì a diventare uno dei più famosi oratori dell’antichità, oppure a un ragazzino come Johnny Weissmuller che iniziò a fare nuoto per recuperare dalla poliomielite e nel giro di qualche anno vinse cinque ori olimpici e poi, grazie al suo fisico ormai statuario, diventò il Tarzan più famoso del grande schermo.

Venendo ai nostri giorni, la povera disoccupata Joanne K. Rowling era costretta a scrivere nei pub perché non poteva permettersi di tenere acceso il riscaldamento del suo monolocale e poi è diventata la donna più ricca del Regno Unito grazie alle avventure del suo maghetto Harry Potter.

nate robinson dunk on dwight howardPensa al giocatore di basket statunitense Nate Robinson che per ben tre volte ha vinto lo Slam Dunk Contest (2006, 2009, 2010), l’annuale gara delle schiacciate che coinvolge le star dell’NBA. Se non segui la pallacanestro probabilmente ti starai chiedendo cosa ci sarà mai di strano. Ebbene, Nate Robinson è alto solo 1 metro e 75 cm.

In mezzo a un mare di giganti spicca questo “omino” che ha deciso di non fermarsi al «cambia sport, tanto sei un tappo e non arriverai mai da nessuna parte» e si è andato a conquistare uno dei trofei più prestigiosi del mondo. In una delle sue epiche schiacciate che puoi vedere nell’immagine qui accanto ha addirittura saltato sopra all’avversario Dwight Howard, un gigante alto 2 metri e 11 cm.

Tutti gli atleti di successo con cui ho lavorato da mental coach, hanno in comune una cosa: non cercano qualcuno o qualcosa su cui scaricare la colpa e si concentrano invece su cosa possono fare per cambiare un risultato che non li soddisfa.

Nate è sicuramente un esempio di come a volte anche i pronostici più “ragionevoli” possano essere ribaltati, se si vuole intensamente farlo e non si cede alla sterile lamentela o al voler trovare delle scuse.

Se qualcuno ti dice che non ce la farai mai, non crederci. E, soprattutto, non dirtelo tu per primo.

Pensa, per esempio, a tutti i pregiudizi che nel tempo sono gravati sulle donne, come quello che non sono dotate per le materie scientifiche. E poi pensa a Margherita Hack e Rita Levi Montalcini.

Michael Jordan ha intitolato un suo libro I can’t accept not trying, non posso accettare di non provarci. Bella filosofia: ti consiglio di farla tua.

Esercizio di allenamento mentale contro gli alibi

Se hai voglia di sperimentare, questo è un esercizio utile di allenamento mentale che faccio fare spesso durante le sessioni di sport coaching:

  • Scrivi quali sono le cinque maggiori scuse e alibi “razionali” che usi di solito per evitare i passi importanti e magari scomodi nel raggiungimento dei tuoi obiettivi.
  • Nelle prossime tre settimane prendi l’impegno di non utilizzare questi alibi e, nel caso ti trovassi in una situazione in cui ti farebbero comodo, fai un bel respiro profondo e agisci con determinazione.

In conclusione non posso non citare il più grande sostenitore del “combattere la cultura degli alibi”, uno dei nomi più noti della pallavolo internazionale, colui che ha portato la Nazionale Italiana sul tetto del mondo: Julio Velasco.

Ho ho sempre detto che sono molto orgoglioso della nazionale che ha vinto due Mondiali, due Europei, ecc. ma sono altrettanto orgoglioso della squadra che ha perso l’Olimpiade di Barcellona. Per un motivo: perché ha saputo perdere. Quando noi abbiamo perso, non abbiamo detto: è colpa dell’arbitro, siamo sfortunati, la Federazione non ci ha appoggiato, è colpa di un giocatore o dell’allenatore o del dirigente. Abbiamo detto: l’avversario è stato più forte di noi, punto e basta. […] Questi alibi noi li abbiamo combattuti in tutti i sensi e quindi quando ci è toccato perdere in una sconfitta molto dolorosa per noi perché era il sogno della nostra vita, non abbiamo detto niente. Ci siamo preparati dal quel giorno per vincere un’altra volta.

 

Julio Velasco

Sento tante persone che si lamentano per ciò che non hanno potuto ottenere con le risorse che non hanno avuto… bene il mio invito è quello di iniziare a pensare a ciò che invece puoi fare con le risorse che hai ora a disposizione e agisci!

Inizia a essere una di quelle persone che fanno accadere le cose e costruiscono il proprio successo.

 

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